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Se chiunque possiede un cane si trova pienamente a convenire di quanto quadrupedi e affini si trovino davvero ad essere i migliori amici dell’uomo, può accadere che le ansie legate all’avvento del primo figlio rendano il gioioso rapporto a senso unico e che gli aspiranti genitori cessino di guardare i loro animali domestici con occhi amorevoli e comincino a sospettare che, dietro tutto quel pelo, si nasconda un covo ambulante di pulci e batteri o addirittura una belva feroce in grado di azzannare, graffiare o mutilare il pargolo in arrivo.

Numerosi studi hanno infatti evidenziato come, non appena effettuato il test di gravidanza,l’atteggiamento emotivo nei confronti dei propri animali domestici subisca drastici mutamenti e gli inconsapevoli quadrupedi si trovino rapidamente a vivere ai margini della vita familiare, venendo relegati in giardino o comunque in ambienti differenti, per via di paure legate sostanzialmente a tre fattori: contagio di patologie in gravidanza, trasmissione di batteri al bambino e possibile aggressività del cane o del gatto nei confronti del nascituro.

Gli animali domestici sono pericolosi in gravidanza?

animali domestici e bambini

Patologia completamente ignota fino al giorno prima del concepimento e incubo di tutte le gestanti a partire dalla prima visita ginecologica, la toxoplasmosi rappresenta la prima ragione che spinge le gestanti a guardare con diffidenza al proprio animale domestico (o addirittura a disfarsene), dato che la convulsa ricerca su internet di informazioni relative alla malattia, potenzialmente in grado di nuocere al feto, porta ad associare i gatti alla sua contrazione, seppur per vie piuttosto trasversali.

Anche a fronte di timori e paure, l’unica evidenza in merito al legame tra gatti e toxoplasmosi riguarda ilmaneggiamento delle feci dell’animale senza alcuna protezione e il successivo trasporto dei batteri presenti negli escrementi in direzione degli orifizi corporei; operazione che risulta quantomeno improbabile e vivamente sconsigliata a chiunque possieda un minimo di amor proprio, a prescindere dalla presenza dello stato interessante o dalle ansie legate alla salute del bambino.

Incubo toxoplasmosi a parte, tutte le ricerche in merito hanno evidenziato l’assoluta impossibilità da parte della fauna batterica presente negli animali domestici di nuocere al feto, anche se l’adozione di basilari precauzioni legate alla sverminazione e alla vaccinazione del quadrupede risultanofunzionali ad impedire che la futura mamma contragga infezioni potenzialmente in grado di indebolirne lo stato di salute complessivo e di complicare così le convulse fasi legate all’attesa del bambino.

Il consiglio è dunque quello di continuare tranquillamente a godere delle fusa e delle attenzioni del nostro fidato animale domestico, senza escluderlo dalla gioia del lito evento e senza timori che potrebbero alla lunga minare il rapporto di fiducia ed empatia venuto ad instaurarsi negli anni con il cane o il gatto di casa.

Gli animali domestici possono trasmettere malattie ai bambini?

bambini e animali domestici

Una volta portata a termine con successo la gestazione, ogni madre ha la sensazione che il piccolo esserino che stringe tra le braccia dopo tante fatiche si trovi ad essere la creatura più fragile del mondo e che, dunque, basterebbe un solo bacillo trasmesso da un cane o da un gatto per minarne alla base la sua salute, con conseguente editto di espulsione dalla stanza del bambino, emanato per tutti gli abitanti della casa che non si trovano in possesso della facoltà di camminare eretti su due zampe.

Prima di iniziare la costruzione di una replica del Muro di Berlino in casa e di dire addio alla coabitazione tra bimbo ed animale, occorre sapere che il sistema immunitario dei neonati è molto differente dalla variante di cristallo offerta dall’immaginario comune e perfettamente in grado di sopportare la presenza dei batteri trasmessi dagli animali domestici e di trarne al contempo persino dei benefici.

Se il sistema immunitario infantile è infatti più portato a contrarre infezioni batteriche e virali rispetto a quello degli adulti, le difese presenti nei neonati risultano al contempo più adeguate ad eliminare la minaccia in tempi rapidi e a preservare memoria del microrganismo coinvolto, scongiurando recidive e fortificando l’intero complesso organico del bambino.

cani e bambini

Un recente studio pubblicato su Pediatrics ha inoltre evidenziato come il contatto continuo tra bambini e animalinon solo rafforzi le abilità cognitive a l’autostima del piccolo, ma consente anche un rafforzamento delle difese immunitarie, per via della trasmissione di una particolarebatterio presente nelle zone di campagna che consente al piccolo di mettersi al riparo da allergie e dalla contrazione frequente di quei malanni di stagione, come raffreddore e influenza, che funestano spesso i periodi compresi tra il mese di dicembre e maggio.

Ben venga dunque il contatto tra il pelo degli animali e il nuovo arrivato, a condizione però che si cerchi di curare l’igiene del cane o del gatto periodicamente, seguendo le basilari norme di pulizia, senza il bisogno di rendere asettico il quadrupede o di sottoporlo a docce quotidiane.

Cani e gatti possono ferire o aggredire il bambino?

Qui la risposta al quesito si fa molto più soggettiva e dipende in parte dalle tecniche di addestramento alle quali è stato sottoposto l’animale, anche se i casi di effettiva aggressione riportati ai danni di bambini si contano sulla punta delle dita, dato che il retaggio evolutivo di cani e gatticonsente di riconoscere il neonato come “cucciolo di uomo” e dunque di escluderlo in modo automatico dal novero delle potenziali minacce.

bambino con cane

Per via di tratti somatici naturalmente concepiti per ispirare tenerezza e accudimento, ben oltre la sfera delle metafore, i neonati vengono percepiti dagli altri mammiferi (uomo in primis) come assolutamente incapaci di arrecare danno e vengono per tanto rigettati in qualità tanto di aggressori, quanto di prede; ragione che spinge lastragrande maggioranza degli animali domestici a mostrare nei confronti del bambino quella cura e quel riguardo in grado di porlo al riparo da morsi o graffi.

Dato che comunque, quando si parla di bambini, la prudenza non è mai troppa, il consiglio è quello divigilare durante la fase di transizione legata all’arrivo del neonato, monitorando l’interazione reciproca tra i due e concedendo loro una crescente autonomia al trascorre dei mesi, di modo da favorire la creazione di un legame emotivo speciale e da portare il bambino a comprendere le ragioni intime che portano i nostri animali ad elevarsi all’autentico rango di migliori amici e compagni delle nostre vite.

Fonte: emergeilfuturo.it

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